Venerdì 18 novembre 2022
Nuovo approdo a Santa Maria di Leuca.
Nella mattinata di oggi, intorno alle ore 6, è giunta nel porto di Santa Maria di Leuca, dopo 6 giorni di navigazione, l’imbarcazione battente bandiera italiana e dal nome quanto mai significativo “FREEDOM”, intercettata nella notte al largo di Santa Maria di Leuca dalle motovedetta della guardia di finanza.
A bordo il suo carico di umanità: 102 persone cariche di speranza ed una invece giunta già cadavere perchè deceduta durante il viaggio per motivi di salute.
L’uomo, un curdo irakeno di cui nessuno sapeva il nome, morto due giorni prima ,durante il viaggio. Forse malato di diabete non ha retto alla durezza della traversata, era sul ponte steso , con a fianco il suo zaino e una busta contenente farmaci. Era lì ed era dignitosamente steso sul sedile della poppa.
Un uomo che ha pagato 7/8 mila euro per cercare una vita migliore, una cura per il suo male non sapremo perché non potrà raccontare la sua storia. Qualcuno dei suoi compagni di viaggio sapeva che i parenti erano in Finlandia e avrebbero potuto reclamare le sue spoglie.
Questo evento ha gettato una luce pesante sul viaggio, c’erano meno dimostrazioni di felicità per essere salvi. La morte di un compagno di viaggio ha pesato moltissimo. Chissà come avranno raccontato l’accaduto i genitori dei bambini che hanno visto quel corpo esamine a fianco a loro.
Infatti erano tanti i nuclei familiari in molti bambini alcuni mono parentali.
Afghanistan, Iraq, Iran (molti curdi) e Egitto. Tanti i bambini Amid 40 anni che sulla barca guardava l’ambulanza dove era stata portata la moglie Fatma sofferente per i postumi del viaggio terribile. Era con le tre figlie Narghi (12), Nubillah (8), Narmi (10) nella speranza di un futuro migliore per loro.
Vicino a loro, sulla prua dell’imbarcazione, due cugini afghani : Marwa, una ragazza di 12 anni e Qais maschio di 18, tenevano per mano il piccolo Vanessa di 6 anni e badavano a due piccole bambine dagli occhi a mandorla che cercavano con lo sguardo la mamma che da sotto coperta era già scesa sul molo. La mamma Fatma ha 28 anni e portava in braccio il piccolo Irfhan di un anno e aspettava che scendessero Espozhmai (7), Mastora( 4). Il gruppo era partito da Mazar sei mesi fa .
Salam (48 ), un padre di famiglia curdo-iracheno proveniente da Suleimania è scappato dal suo paese con la moglie Tuba (45) e i figli Sawa (10 f), San (6 m), Saniar (8 m).
Mi ha raccontato che loro sono in fuga da un paese che non è ufficialmente in guerra ma è un paese in cui tutto è governato dalla “mafia” , ha usato proprio il termine “mafia”. Ha detto che la loro vita in Iraq non era sicura, non c’era sicurezza in nulla. Nell’uscire di casa, nel portare i bambini a scuola, nel fare la spesa. “Non come la tua vita qui, mi ha detto. Non c’è nulla di sicuro lì. Non potevamo più rimanere lì. Ho bisogno di dare un futuro sicuro ai miei figli.”
Un’altra giovane famiglia curda si è avvicinata per avere cambi di vestiti asciutti, scarpe e calze portati da Don Lucio con i volontari della Caritas, Vito e Ornella, e ci ha raccontato parte della loro storia Pshtiwan (30) ingegnere e la moglie Rwaida (25) laureata in logistica; hanno due bambini Bella ( 2) e Mard (4m). Pshtiwan ci ha tenuto a specificare che il nome Bella lo hanno dato ispirati dalla canzone Bella ciao.
Un gruppetto di giovanissimi egiziani,alcuni di loro Msna, chiacchera sul molo, fanno capannello sono irrequieti e vivaci. Tra di loro, i maggiorenni rischiano di essere rispediti a stretto giro in patria mentre i minorenni potranno usufruire delle possibilità offerte che il sistema di accoglienza italiano concede loro.