Luci di Speranza

15 luglio 2024

Alle ore 18 è arrivata la comunicazione dall’unità operativa: sbarco in arrivo, sono un centinaio su una barca a vela, molti bambini. Arrivo previsto tra tre ore. Il mare è buono e questo è il primo sbarco a Leuca del 2024. L’ultimo c’era stato il 6 dicembre 2023. Uno sbarco in autonomia sul litorale gallipolino in primavera e poi la notizia terribile del naufragio di una barca a vela, il mese scorso nelle acque tra Puglia e Calabria. La barca è stata condotta nel porto di Leuca dalla GDF e le persone migranti hanno toccato terra in tutta sicurezza alle ore 20:30. Non appena scesi sul molo i numeri si son rivelati inferiori e, per fortuna, anche la presenza di bambini.                                                            I numeri parlano di 68 persone: irakeni, iraniani (moltissimi curdi tra loro) e due uzbeki (presunti scafisti). 19 dei migranti sono risultati di nazionalità irachena, divisi fra quattro donne, sette uomini e sei minori. Altri 49, invece, iraniani: sei donne, 40 uomini, tre minori. Alcune testimonianze parlano di 8/9000 dollari per il viaggio. Sono partiti da Marmaris in Turchia e hanno viaggiato per 5 giorni e 4 notti. Alcuni di loro hanno lasciato la propria casa circa un mese fa, altri da due settimane e una volta arrivati in Turchia hanno aspettato il giorno della partenza.

Durante la distribuzione di acqua, succhi di frutta e biscotti abbiamo raccolto qualche testimonianza:

Shady è una designer curdo-iraniana di 31 anni che insegnava nella sua città natale, Sarpol-e Zahab, nella provincia di Kermanshah (Iran al confine con l’Iraq). Ci ha aiutati a conoscere il suo piccolo nucleo familiare, composto dalla cugina Sara, quarantunenne assicuratrice, sofferente per le conseguenze di un pesante mal di mare, poi Jamilia 36 anni madre di Canya ,13 anni, e di Anya, 5 anni. Fanno parte del nucleo più numeroso di questo sbarco, i curdi iraniani che in genere sono quelli che abbiamo incontrato meno frequentemente in queste occasioni. Abbiamo anche scambiato qualche battuta con Milak Karimi, medico, 26 anni, che chiedeva di mettersi in contatto con i suoi genitori in Iran ma non riusciva a ricordare il numero. Era visibilmente scosso.                                                                                                                                                                                                        Amir Ali, un ragazzo curdo-iraniano di 33 anni, ci ha mostrato con la gioia negli occhi un tatuaggio che aveva sulla mano: rappresentava il suo nome accanto a quello di sua moglie Amrusha, con la data del loro matrimonio. Sedute vicino a lui c’erano le sue due sorelle maggiori. Poi Amir ci ha raccontato che la moglie lo avrebbe raggiunto in futuro, in modo da ricongiungersi e poter mettere su famiglia. Alla fine ci ha mostrato anche una bellissima foto di loro due felici, presa da uno scomparto del borsone chiuso con il lucchetto. Nel complesso, ciò che mi ha colpito osservando e aiutando queste persone sono i sorrisi e la voglia di vivere, di andare avanti, sempre fortissima, nonostante la stanchezza, la fame, la sete, la paura per il viaggio che hanno affrontato e per quello che li potrà attendere. I bambini giocavano sul molo inseguendo i palloncini fatti con i guanti in lattice, i bambini hanno la capacità di giocare quando tutto il mondo intorno va a rotoli. Mohammad con cui non ho scambiato molte parole, perché parlava solo curdo, è un ragazzo molto allegro che scherzava con le poche parole inglesi che conosceva: friend, biscuits; rideva e scambiava saluti con tutti ringraziando e scherzando fino alla fine, facendo finta di andare via con noi dal porto. Ho scambiato anche qualche parola con i due uzbeki sospettati di essere gli scafisti. A noi hanno raccontato di essere afghani e parlando della Caritas hanno sottolineato come Gesù sia un profeta molto rispettato nella religione musulmana. Due fratelli di 15 e 16 anni curdi iraniani, Shazid e Mohammed accompagnati dal fratello ventiduenne, dai capelli rossissimi, timidissimi, chiedevano di andare in bagno. Erano felici di essere accompagnati ai bagni chimici e ringraziavano battendo il palmo della mano sul cuore. Mentre gli iracheni avevano parenti e sapevano dove fossero, in Germania, gli iraniani non avevano nessuno, infatti Mohammad, scherzoso diceva: tu sei mio cugino ora, il mio unico parente in Europa. Provo sempre tante emozioni davanti a qualsiasi fratello o sorella che mostra i segni di un ‘umanità provata. L’atteggiamento più spontaneo è sempre il migliore. In questo caso è quello di porsi con un sorriso e la delicatezza di quando tieni in mano qualcosa di meraviglioso e fragile allo stesso tempo.

Ieri sera davanti a noi, seduto a terra sul molo non c’era qualcosa, c’era qualcuno, ognuno di loro e ognuno di noi. Mentre cerchi di offrire una parola, fare una domanda e stabilire un contatto, la mente registra immagini, molti non hanno le scarpe, i suoni, il silenzio stanco e la canzone lieta di una bimba, odori, il sudore, il viaggio, il sole, la salsedine, la polvere e il sale sulla pelle. E senti che quella pelle è anche la tua. Mi viene in testa la domanda che Abrash, mi ha fatto l’altro giorno. Lei è in Italia da qualche mese e il suo italiano è già scorrevole, ricco di parole, persino sorprendente per una bimba di 8 anni.-Maestra, che lingua parla Dio?- sorpresa ho quasi biascicato una risposta.-La tua e la mia-le ho detto-e quella di tutti i bambini del mondo.                                                                                                                                                                                                                                                 Anche ieri sul molo di Leuca si parlava la lingua di Dio.

“ I piedi nudi

le caviglie gonfie

le magliette sgualcite

gli sguardi confusi

i capelli arruffati

i bianchi ingialliti

le lacrime

la paura

la speranza

la luce che cambia

i palloncini fatti coi guanti”

Don Lucio Ciardo, Massimo Buccarello, Oriana Leone, Ornella Schirinzi, Lucia Scala, Giorgio Errico, Antonio Ingletti

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Da Avvenire: Articolo sullo sbarco