Trieste 11-13 Maggio 2023 , X edizione

● Inaugurazione al teatro Revoltella
Il festival è iniziato con il ricordo commosso delle vittime del naufragio di Steccato di Cutro e dell’attivista Omar Neffati, giovanissimo attivista di Italiani senza Cittadinanza , purtroppo scomparso nel gennaio scorso. Hanno aperto i lavori Daniela Ionita collega di Neffati e Alidad Shiri portavoce delle vittime di Cutro. Attraverso il ricordo di questi eventi luttuosi si è ribadito il bisogno di lottare per la difesa dei diritti e della dignità delle persone migranti, di coloro che si definiscono viaggiatori.

“ Perchè mi chiedono di integrarmi quando sono in Italia da quando ero in fasce, ho studiato in tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado, la mia prima lingua è l’italiano e la mia cultura è quella italiana? Mi sento e sono italiano”
Omar Neffati

Le giornate e gli eventi dell’edizione 2023 sono state presentate dai rappresentanti delle organizzazioni promotrici:

Silvia Sinibaldi (Vicepresidente nazionale Caritas)
Lorenzo Trucco (Asgi)
Paola Barretta (Carta di Roma)
Emiliano Manfredonia (Acli)
Nicola Marongiu (CGIL)
Walter Massa (Arci)
Chiara Cardoletti (UNHCR)

Il tema principale di quest’anno è il diritto alla libertà di movimento e la città di Trieste è un crocevia fondamentale di quella che viene definita rotta balcanica ma che ha delimitazioni geografiche molto più vaste e va dall’Asia fino a Ventimiglia e al mediterraneo attraverso la rotta ionica. Molti incontri saranno dedicati alle nuove scelte legislative del governo Meloni che fanno fare alle politiche migratorie di questo paese un balzo indietro proprio a 10 anni fa, quando si organizzò la prima edizione di questo festival, a quando iniziavano le politiche regressive in materia di immigrazione. Il parallelismo tra le leggi di Salvini e quelle di Piantedosi è facile da fare , molte sono le leggi che sono copia e incolla evidentissimi (legge sulle ONG e recente legge 20) ma si nota una certa scaltrezza nel non esasperare gli animi con decisioni troppo evidenti , ma di lavorare sottotraccia senza proclami rumorosi. Questo non toglie che, anche in virtù della riproposizione di norme durissime contro ogni tentativo di integrazione, i danni al vivere civile non siano pari se non maggiori.
Tutte le voci dell’associazionismo hanno parlato di un allarme concreto e di un bisogno di attivismo e attenzione maggiore, individuando in questo inasprimento del clima politico un chiaro segno del progressivo indebolimento dell’idea di inclusione e accoglienza. Pur nella difficoltà del momento storico, non solo italiano ma anche europeo, la spinta per tutte i protagonisti dell’accoglienza deve essere sempre quella di lottare per una società più equa e più giusta, partendo da coloro che hanno meno diritti, perché come ha ricordato il presidente di Asgi Trucco, “Resta sempre vero quello che diceva Mons. Di Liegro e cioè che la civiltà di uno stato si misura dalle leggi che dedica alle politiche migratorie; da come regola la vita di chi è privo dello status di cittadino”.

a cura di Massimo Buccarello