Rivediamo il reddito di cittadinanza avendo a cuore la vita degli ultimi

Non si tratta di avere verso i poveri un comportamento assistenzialistico, come spesso accade; è necessario invece impegnarsi perché nessuno manchi del necessario (papa Francesco)

Costruire politiche di contrasto alla povertà a partire dai poveri e valorizzando quanto appreso dall’esperienza degli ultimi anni.

Caritas Italiana, avendo a cuore la vita dei poveri, ha presentato al Governo una proposta di revisione del Reddito di cittadinanza, con l’introduzione di due misure, tra loro complementari: l’Assegno Sociale per il Lavoro (AL) e il Reddito di Protezione (REP). 

La prima (AL) si rivolge alle persone in difficoltà economica senza lavoro da un determinato periodo di tempo (occupabili) e prive di sostegni pubblici per la disoccupazione e ha come obiettivo il re-inserimento lavorativo.

La seconda (REP) è destinata, invece, alle famiglie in povertà e con essa si intende garantire loro una vita dignitosa con percorsi di reinserimento sociale e/o di avvicinamento al mercato del lavoro (i dettagli della proposta con un allegato di approfondimenti sono disponibili qui a lato).

La proposta si basa su tre principi di fondo:

  1.  assicurare il diritto ad un’esistenza dignitosa per chiunque sia caduto in povertà, come avviene in tutta Europa, indipendentemente dalla sua condizione lavorativa;
  2. coniugare diritti e doveri, ovvero combinare la garanzia di un’esistenza dignitosa con la richiesta alle persone di aderire a un progetto di cambiamento/miglioramento della propria vita;
  3. superare la confusione tra l’obiettivo dell’inserimento lavorativo e quello della tutela di ultima istanza, prevedendo due misure distinte con finalità diverse e adottando come criterio di distinzione quello della vicinanza delle persone al mercato del lavoro.

La proposta nasce per raggiungere tutti coloro che si trovano in condizioni di povertà in Italia, sono oltre 5,6 milioni i poveri “ufficialmente” dichiarati infatti il rapporto sulla povertà di Caritas Italiana “L’anello debole” ha fatto emergere che dal 2008 ad oggi, gli indicatori di povertà sono progressivamente aumenti.  Se in quindici anni la povertà assoluta in Italia è triplicata, significa che è il modello economico e culturale di “sviluppo” che va ripensato, ponendo al centro i poveri in quanto più vicini all’interesse generale, al bene comune rappresentato dal valore supremo di ogni essere umano.

In questi mesi, Caritas ha elaborato tale proposta seguendo tre direzioni:  partire dai poveri, ovvero puntare a raggiungere tutti coloro che si trovano nelle peggiori condizioni e non sono stati raggiunti dalle misure nazionali in questi anni o non hanno ricevuto un supporto adeguato alla loro situazione di bisogno;

considerare le misure di contrasto alla povertà nelle due componenti inscindibili fra loro: il contributo economico e i servizi alle persone;

ricavare insegnamenti, spunti pratici e indicazioni operative dalla realtà dell’applicazione delle misure che si sono susseguite negli ultimi sei anni in Italia e che Caritas monitora da tempo attraverso la sua rete di servizi e attività (3.500 Centri d’ascolto attivi in tutte le diocesi).

Secondo Caritas, è necessario riflettere sulle politiche di contrasto alla povertà per il futuro e da qui ricavare le logiche di fondo e l’impostazione complessiva delle nuove misure, evitando così di ripetere gli errori del passato. Si tratta di progettare interventi che considerino la realtà delle persone in povertà, le loro fatiche ma anche le loro percezioni e aspirazioni. Al contempo, è utile capitalizzare l’esperienza degli operatori e delle operatrici dei servizi pubblici, delle amministrazioni ai vari livelli di governo e delle organizzazioni sociali sui territori dal cui lavoro quotidiano passa la realizzazione degli interventi.

Centro Ascolto Caritas Ugento-S. Maria di L