Camminare insieme sulla via degli ultimi
Le tre vie delineate da papa Francesco nel Discorso ai membri della Caritas italiana nel 50° di fondazione hanno guidato le riflessioni del 42° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, tenutosi a Milano dal 20 al 23 giugno. Il Convegno, che ha visto la partecipazione di oltre 600 delegati provenienti da 165 Caritas diocesane, ha posto l’attenzione sulle nuove povertà ,comprese quelle psichiche e relazionali, accentuate dai tanti conflitti, in modo particolare da quello in Ucraina, e dalla pandemia, e sulla necessità di migliorare l’ascolto e di sintonizzare i linguaggi, come sottolineato da mons. Zuppi, mons. Redaelli e mons. Bulgarelli durante i saluti introduttivi.
Hanno partecipato al Convegno insieme al direttore, don Lucio Ciardo, il responsabile Ospoweb Vito Ferraro e Miriam Resta-Corrado componente della YoungCaritas Ugento-S. Maria di Leuca.
I delegati delle Caritas diocesane sono stati impegnati nei tavoli di lavoro organizzati intorno alle tre vie proposte da papa Francesco: la via degli ultimi, la via del Vangelo, la via della creatività.
“La prima è la via degli ultimi. È da loro che si parte, dai più fragili e indifesi. Da loro. Se non si parte da loro, non si capisce nulla.”
Papa Francesco ci ha rinnovato l’invito a camminare insieme sulla via degli ultimi quale percorso prioritario della Caritas/Chiesa. Significa evitare ogni forma di assistenzialismo e impegnarsi nel far sì che i poveri siano resi protagonisti della loro vita e all’interno della Chiesa.
“Una seconda via irrinunciabile: la via del Vangelo. Mi riferisco allo stile da avere, quello appunto del Vangelo. È lo stile dell’amore umile, concreto ma non appariscente, che si propone ma non si impone. È lo stile dell’amore gratuito, che non cerca ricompense. È lo stile della disponibilità e del servizio, a imitazione di Gesù che si è fatto nostro servo. La via del Vangelo ci indica che Gesù è presente in ogni povero.” Come già si esprimeva San Paolo VI al termine del C.V. II: “la Chiesa deve stare nella storia come il Buon Samaritano”.
La seconda via, dunque, la via del Vangelo, è la stessa da duemila anni. Non ci viene chiesto di inventare cose nuove, ma di concretizzare la Parola all’interno del contesto attuale. Da qui la terza via proposta:
“La terza via è la via della creatività. La ricca esperienza di questi cinquant’anni non è un bagaglio di cose da ripetere; è la base su cui costruire per declinare in modo costante quella che San Giovanni Paolo II ha chiamato fantasia della carità.”
Essere creativi significa prendere atto di un mondo che è in costante cambiamento, significa a volte modificare o mettere da parte vecchie abitudini e riscoprire l’originalità e la bellezza del generare alternative.
Dalle lectio curate dalla pastora battista Lidia Maggi è emersa la necessità di annunciare la speranza, affrontando i fallimenti come Noemi (Ru 1, 1-6), imparando a fidarsi di Cristo come Pietro (Gv 21, 1-14), trovando soluzioni comunitarie creative (Mc 2, 1-14). Tale speranza è necessaria per uscire dal guado, a partire da un’educazione che stimoli creatività nei più giovani, come espresso da mons. Pierangelo Sequeri nella presentazione dell’orchestra sinfonica Esagramma, ricca di diversità e diverse abilità. Un processo da attuare insieme, nella Chiesa e nel mondo, liberandosi dall’ansia di essere i primi in tutto, in ascolto, uscendo dagli schemi, evitando di essere semplici “funzionari” che svolgono mansioni prefissate. Le quattro Assemblee tematiche hanno definito il metodo da seguire alla luce delle nuove sfide globali, grazie ai relatori Elena Granata, docente di Urbanistica, padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano, Chiara Giaccardi, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, e Leonardo Becchetti, docente di Economia politica. Sono state sviluppate riflessioni sui temi di creatività, attenzione e cura, sull’impegno come cittadini attivi e in rete. È emersa la necessità di fare in modo che entri luce nuova nella Chiesa, di rileggere la storia cercando di capire in che modo siamo chiamati oggi ad essere Caritas. Mettersi in gioco senza avere paura di sporcarsi le mani prendendosi cura delle relazioni. La testimonianza di Vincenzo Linarello, presidente del Consorzio GOEL ha apportato un contributo sui temi di giustizia e legalità, sulla necessità di rimuovere le cause della povertà, per evitare di ridurre il ruolo della Caritas al solo “mettere toppe” alle ingiustizie. A tutto ciò bisogna aggiungere fantasia e vivacità, ancheattraverso il coinvolgimento dei giovani grazie alle esperienze di volontariato, al servizio civile e alle attività di Young Caritas.
Nel corso del Convegno altre voci hanno testimoniato storie creative di Vangelo vissuto, come quella di suor Simona Cherici della Fraternità della Visitazione di Piandiscò, che da ventun’ anni vive un’esperienza di accoglienza insieme ad altre due consacrate. È stato anche presentato l’audiolibro “Eccomi” curato da Caritas Italiana e Rete Europea Risorse Umane, dedicato alla beata Maria Laura Mainetti, suora della Congregazione delle Figlie della Croce uccisa nel 2000. Nella serata del 22 giugno l’evento “Note di Pace: voci e suoni dall’Ucraina”, accompagnato dalla melodia della violinista russa Ksenia Milas e del violinista ucraino Oleksandr Semchuk, ha dato spazio agli interventi di padre Vyacheslav Grynevych, segretario generale di Caritas-Spes Ucraina, Tetiana Stawnichy, presidente di Caritas Ucraina, Mira Milavec, Caritas-Spes Ucraina, Amina Krvavac, direttrice esecutiva del Museo dell’infanzia di guerra di Sarajevo, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, don Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana.
A conclusione del Convegno, don Marco Pagniello ha ribadito che “lungo le tre vie continuiamo a camminare insieme con tre consapevolezze: fare la nostra parte come chiamata alla responsabilità, abitare le tensioni con dinamismo, partire dal protagonismo dei poveri per riconfigurare le nostre realtà”.